L’eterno ritorno è un concetto descritto da Friedrich Nietzsche e dagli sceneggiatori di Beautiful. In senso generale, caratterizza tutte le ontologie circolari, come quella stoica e quella delle telenovelas, per le quali l’universo e Taylor Forrester rinascono e rimuoiono in base a cicli temporali fissati e necessari, ripetendo eternamente un certo corso. Tutto si ripete insomma, tutto torna, come Lassie, Pietrotornaindietro e la parola maledetta che torna in bocca a chi l’ha detta.
E quindi se è vero che in un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte*, ecco spiegato perché non faccio che incappare ciclicamente nello stesso errore ed ecco perché ci sono di nuovo cascata e ho risposto “ok” al parrucchiere che mi proponeva – attenzione attenzione – una “sbarazzina frangetta sfilata”.
Ora, qui lo scrivo e qui lo dico una volta per tutte, e che mi serva da monito per il futuro: la frangetta corta sfilata sta di merda un po’ a tutte, o per lo meno a me. Perché, perché, perché mai me ne dimentico sempre?
Qui lo dico e lo riba-dico, e internét mi sia testimone, d’ora in avanti vi saranno sono solo tre casi, solo tre, in cui potrò concedermi di nuovo la maledetta frangetta:
– nel caso mi offrano la parte di Adso da Melk nel remake del “Nome della rosa”
– nel caso un chewing-gum mi si appiccichi nel ciuffo in modo irrimediabile
– per scommessa, nel caso vinca un milione di soldi al prudi-gratta-e vinci. A quel punto, ‘fanculo, lo rifaccio.
In tutti gli altri casi, vi prego, fermatemi.
(*come sostiene la mia amica Wiki, Wiki Pedia.)