Maledetti pensierini

L’ultima volta che abbiamo trascorso un weekend lungo portando nostro figlio, nell’ordine, all’acquario di Trieste, a un laboratorio di archeologia, a una scalmanata festa di compleanno sui gonfiabili, per finire con un fichissimo documentario sui cetacei visto tutti assieme appassionatamente e tre favole di Gianni Rodari come buona notte, è successo che il nano malefico nel compito in classe del lunedì, dal titolo “Descrivi il tuo fine settimana”, ha scritto testualmente così:
“Venerdì: ho visto la televisione (Mr. Bean). Sabato: mi hanno portato al bar a bere l’aperitivo. Domenica: sono rimasto dal nonno”.
Ma porca miseria, ti abbiamo fatto passare una tre giorni che se lo sapeva la Montessori ci dava una laurea ad honorem (e non per la consecutio) e tu, o piccolo adorabile ingrato, li riduci a questo? Potevi almeno, amore della mamma, specificare che il tuo aperitivo era analcolico? Almeno questo, potevi?
Eh ma perché lui lo sa, lo sa che io so che lui sa che io HO IL TERRORE DI QUEGLI STRAMALEDETTI PENSIERINI o come diavolo si definiscono nella didattica moderna. Le debolezze, le occhiaie, le scoregge, i gatti di polvere di certe settimane in cui lavori come una pazza e la casa è a rischio assistenti sociali, le pile di panni da lavare che si accumulano e insomma tutto quello che c’è un motivo se tieni per te è lì, in balia dell’estro narrativo di un bambino di sei anni, materia creativa per… i PENSIERINI!
Ieri, tanto per dirne una, poiché insistevo nel fargli finire l’insalata spiegandogli che non mangiare le verdure trasforma la cacca in pallini di piombo, mi ha così minacciato: “guarda che scrivo nei pensierini che la mamma mi maltratta”, subito dopo ridendo come il figlio di Satana.
Insomma, diciamo che se in casa io e il padre rappresentiamo la legge, il governo e il sistema giudiziario (il tutto mischiato un po’ a casaccio, lo ammetto), il piccoletto ha capito perfettamente il peso del quarto potere. È la stampa, bellezza!

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image “Grazie mamma per prepararmi da mangiare così non muoio”

(www.grenme.it)

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