Tu sei lì, in piedi, con le tue inconfondibili gambe magre ma forti e le ciabatte con lo strappo. Con la tua tipica espressione da cui traspare una dolcezza di fondo che io sospetto sia resistenza, e con la capacità tutta tua di lasciar correre quando non ne vale la pena e impuntarsi quando invece ne vale la gioia.
L’accappatoio ruvido sulla panchina, un brivido di freddo, e un attimo dopo sei in acqua assieme ai tuoi compagni e siete tutti bambini che si sforzano di diventare pesci, e poi tartarughe e poi orche e poi delfini, come recita il tabellone appeso al muro scrostato della piscina, quello che scandisce le tappe evolutive della tua vita in acqua e della mia vita che ti guarda dal bordo, e sei tu che certe volte mi insegni a buttarmi.
Da lì in poi è tutto un batter d’ali, spruzzare d’acqua, avanzare a dorso, a rana, a cagnolino (vale anche quello, eccome se vale), a stile libero, molto libero, insomma se quello è stile io vesto Dior.
E io sono lì che ti guardo, provo tenerezza, avverto una certa dose d’orgoglio perché per fortuna non hai preso da me, il tutto mentre sopporto il tifo da stadio di una mamma che incita tale Giangianni, e del papà di Giangianni, e della nonna di Giangianni, e pure del cugino di terzo grado di Giangianni, credo rientrato per l’occasione dall’estero.
Poi la lezione finisce e i bambini escono dall’acqua.
Ed è lì che mi rendo conto che negli ultimi dieci minuti ho tifato anch’io per Giangianni, corpulento preadolescente, giurerei con un accenno di baffi.
Mio figlio settenne è in realtà quello che si sta scaccolando con serenità a bordo piscina e quando mi vede, mi saluta agitando la mano incriminata mentre un meraviglioso sorriso senza incisivi gli si allarga sulla faccia.
E così l’acqua, un po’ come da sempre l’azione del fare la cacca, ci ricorda che siamo tutti più o meno uguali quando indossiamo una cuffia con stampa da squalo, e il cartello mezzo storto appeso da sempre all’ingresso della piscina dice che “in acqua nessuno è zoppo”.
Nè senza denti, aggiungo io. Né molte altre cose.
Foto di Mirko Piccinato…
e no, non è Lorenzo, ma potrebbe. E no, non è Giangianni, ma potrebbe.
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