“Ma insomma, perché non mi rispondi?”
“Perché sono nel mio mondo.”
E la spiegazione è di quelle che spengono il botta e risposta e accendono l’immaginazione.
Di che cosa è fatto il tuo mondo?
Me lo chiedo mentre ti sto portando a scuola in macchina e osservo il tubo di scarico dell’auto di fronte che mi restituisce l’immagine inquinata del mondo adulto.
Il tuo, di mondo, è fatto di gatti parlanti, collezioni di foglie, cerotti che guariscono, draghi, matite HB, cravatte di carta per il papà, riflessioni filosofiche, filosoni riflessofiche, bastoncini di pesce impanati, tappi di bottiglia che diventano seggioline, lune piene e mezze lune di terra sotto le unghie, ragni messi alla porta senza far loro del male, tabellina del cinque che è facile, tabellina dell’otto che invece no, chi conta più luci di Natale vince, ho contato fino a mille e al mille c’è la pentola d’oro ai piedi dell’arcobaleno. Ma l’arcobaleno ha i piedi? Certo, due: Arco e Baleno.
Penso che il tuo mondo è bello e vorrei venirci con te.
Invece ti accompagno a scuola e guardo il tuo zaino svoltare l’angolo ed è pieno del mio amore che spero non ti pesi troppo.
Perché certe volte, mi viene da pensare, l’amore è come l’essere. Insostenibilmente leggero da portare sulle spalle.

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