Il detto “a carnevale ogni scherzo vale” si riferisce probabilmente agli scherzi da prete che ci tiravano le nostre madri facendoci indossare maschere di dubbio gusto. Ricordo peraltro che mentre a noi toccavano i costumi di cui sotto, le mamme si mascheravano per lo più da prete, suora o papa (negli anni ’70-’80 tra i grandi andavano tantissimo i costumi a sfondo religioso, non chiedetemi perché) e i papà da donna, con le zinne di gomma che sgusciavano fuori dalla camicia. E credo di aver detto abbastanza.
La piccola spagnola.
Ai nostri tempi andava per la maggiore. Sugli strascichi, forse, dell’euforia per la Spagna post franchista, ad ogni carnevale stuoli di bambine si facevano largo a colpi di nacchere e gonnellona a balze. Il costume da spagnola ha mietuto più vittime dell’omonima influenza. Da lì ad assomigliare a una concorrente di Little Miss Sunshine era un attimo.
La dama del Settecento.
Ci siamo passate tutte per la maschera da dama di corte, con parruccone, cipria bianca e nei posticci.
Per un certo periodo le più fortunate poterono vestirsi da Stella della Senna, la collega di quel gran fico del Tulipano Nero, ma la Restaurazione materna non tardò e le maschere reazionarie tornarono ben presto in auge.
Io grazie alla parrucca presi i pidocchi, a dimostrazione che i francesi alla corte di Luigi XVI non brillavano per igiene, e neanche gli affitta-maschere.
E ancor oggi, al pensier mi prude.
Zorro.
Su questo devo dire che i miei sono stati di larghe vedute. In barba all’odierno terrore per le teorie gender, a sette anni mi vestirono da Zorro, essendo andati a ruba i vestiti da dama e da spagnola. Ricordo che un bambino mi domandò “ti andrebbe di diventare il mio migliore amico?”. Risposi di sì e da allora quando mi chiedono se credo nell’amicizia tra maschi e femmine, rispondo: sì, certo. Soprattutto se quest’ultime si vestono da scugnizzo messicano e smettono di depilarsi i baffi. Ecco, questo aiuta.
Sandokan
Taluni bambini venivano costretti a vestirsi da Sandokan, come il tenebroso Kabir Bedi, che allora mica si sapeva che poi sarebbe finito a Beautiful e all’Isola dei famosi. Ma anche in questo caso, la passione era tutta materna: i bambini più che altro erano preoccupati per quel maledetto Sale e scende la marea, Sandokan ha la diarrea, poverino poveretto tutto il giorno in gabinetto…
Travestimento, quello da Sandokan, che tra l’altro teneva alla larga le femmine, per niente desiderose di fare la fine di quella Marianna che con piacere gli pulisce il suo sedere.
L’orso, il dalmata, il Tenerone di Drive in… e insomma tutti i travestimenti che comportassero del pelo.
Altra passione delle madri erano le comode tutone intere da bestia. Non richiedevano accessori, erano unisex e potevano essere tramandate da fratello a sorella, ma soprattutto tenevano caldo. Tanto caldo.
Così caldo che adesso vengono proposte come saune portatili su QVC. Dicono facciano perdere due chili in una settimana, l’unico difetto è che poi puzzano come discariche, ma pazienza, vuoi mettere?
Il bruco.
Entusiasmo incomprensibile suscitava non di meno l’abito da bruco, che evidentemente faceva riderissimo a molte madri. Accettabile vestire da bruco un bambino di tre anni, decisamente crudele imporlo a un ragazzino di seconda media. E vi giuro che io ne vidi uno.
In mezzo al cortile della scuola, tra orde di punk e zombie armati di bombolette di schiuma, lo notai, solitario, nel suo tripudio di gommapiuma verde mela.
Io vorrei dire una cosa a quel ragazzino di allora: ti voglio bene fratello, ogni volta che ripenso a te, io ti abbraccio nel ricordo, e sono certa che oggi sarai diventato un grande uomo, forte e giusto.
Si fottano i punk, il più rock eri tu.
Zorro anche io!! E cowboy, col generale belato femminile “prendi un vestito da daaaamina”. Tzk! Gentucola.
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evvai!
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anche io, anche io… ma anche da orso
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Uh da orso, che tenerezza…
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