– Allora? Ti piace come nome?
– Carino.
– Non esagerare con l’entusiasmo Charles, potrebbe esploderti una vena.
– Sì, Caroline, “In amor vince chi frigge” è un bel nome per una friggitoria, ma con questo? Devo ricordarti quella volta che volevi aprire una ferramenta per il gusto di chiamarla “Tocchiamo ferro”?
– Be’ quella era una boutade.
– Per non parlare della sartoria specializzata “La donna cannone”, cui è seguita l’idea di “E non avrò paura se non sarò bella come dici tu”: centro estetico e di dimagrimento.
– Be’ ma uno non è che trova la propria strada subito eh, si va per tentativi.
– E poi cosa c’è stato? Ah sì, “Li vorrei corti ma lunghi”: psico-salone terapeutico.
– Guarda che non era per niente un’idea bislacca quella, lo sanno tutti che quando vai dal parrucchiere, c’è sempre dell’altro sotto. In alcuni casi è solo voglia di farsi fare i grattini, occhei, ma in altri è qualcosa di più serio, Charles.
I miei psicologi dicono che io, per esempio, con questa acconciatura severa dimostro un eccessivo autocontrollo.
– Scusa ma da quando vai dallo psicologo? Anzi, dagli psicologi addirittura.
– Non ci vado, uso quelli delle mie amiche.
Mi trovo particolarmente bene con quello della Diana Prince, assieme hanno fatto un importante lavoro sull’autostima e infatti ha preso a farsi chiamare Wonder Woman, per dire. Ma anche quello della Donna Bionica non è male. Sai, il divorzio dall’Uomo Da Sei Milioni Di Dollari la sta logorando anche se, occhei, lì ci son di mezzo pure ingenti questioni patrimoniali.
Ma perché fai quegli occhi, Charles, non lo sai che noi ragazze mandiamo le rappresentanti dallo psicoterapeuta? Poi tornano e ci riferiscono, ecco.
– Alzo gli occhi al cielo sperando che gli alieni mi rapiscano, Caroline.
– L’unico con cui non mi trovo granché è lo psicologo della Daisy Duke. Sul più bello, quando siam tutte lì che pendiamo dalle sue labbra pensando di avergli fatto pervenire la domanda del secolo, quella che ci risolverà tutti i dubbi, apprendiamo tramite la Daisy che la risposta la dobbiamo trovare dentro di noi.
Praticamente stessa solfa di quando da ragazzina consultavi i giornaletti per sapere come si mette la lingua durante il primo bacio e niente, sempre quel minchia di “ti verrà spontaneo”.
E no, caro mio, se avessimo la risposta dentro di noi, dopo anni di interminabili psico-aperitivi con crostini di pane raffermo, l’avremmo già trovata no? Che dici? E scusa allora io ti pago per cosa?
– È lo psicologo della tua amica, tu non lo paghi, Caroline.
– Occhei, no. In effetti no.
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