L’altra notte ho sognato che mi trovavo a casa da sola e partorivo una bambina in modo un po’ magico, dalla pancia e senza dolore.
Era una neonata eppure era anche già abbastanza grande, mi parlava e mi aiutava a farla nascere.
Io pensavo che sarei dovuta andare all’ospedale, che mica sapevo come si taglia un cordone ombelicale e queste cose qui, però ero tutta presa ad esser felice e non mi decidevo mai a chiamare l’ambulanza.
Intanto facevo amicizia con la mia bambina.
Pensavo a cosa avrei potuto darle da mangiare e mi veniva in testa l’ananas, che sciocca, e subito dopo mi dicevo “ma certo, ben presto arriverà il latte e la attaccherò al seno”, e subito dopo ancora mi chiedevo “ma ne sarò capace? è trascorso così tanto tempo dall’ultima volta, e poi le cose naturali non sempre vengono naturali e allora ti senti di essere proprio sbagliata se non ti riescono con naturalezza nemmeno le cose che sono più naturali del mondo, anche se a dirla tutta perfino l’innaturalezza è naturale se è di questo mondo”.
Ma la bambina era adorabile e mi diceva “sta’ tranquilla mamma, in qualche modo combineremo”.
Lei era adorabile e io la adoravo, e in qualche modo avremo combinato.
Mi faceva ridere, mi diceva cose rassicuranti e buffe e anche lei rideva.
A un certo punto diventava più piccola, più simile a una neonata, e ad un altro certo punto il sogno è evaporato.
Peccato.
Ti ho voluto bene, bambina.
È stato bello conoscerti.
Anche se ora sento un po’ la tua mancanza.
Strana cosa, la mancanza di qualcuno di mai esistito, o meglio, di esistito soltanto nell’immaginazione.
Strana, forte, reale cosa.
Ad ogni modo se capita anche a te, bambina, che ti manco, non essere triste. Torna quando vuoi, questo sogno è sempre casa tua.

Forse ti sta davvero cercando. Bel sogno, una specie d’appuntamento.
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Forse è tardi per incontrarci in questo, di mondo, ma ciò non ci vieta di cercarci
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