Mamme grandi…

Terminate le elementari, domani si parte con la scuola dei grandi, cioè dei medi, cioè le medie.
Per tutta la notte ho avuto gli incubi, ho sognato che non avevo iscritto mio figlio, poi che lo avevo iscritto, sì, ma di nuovo alle elementari, poi che lo avevo iscritto alle medie ma della scuola sbagliata, poi che m’ero scordata di ordinare i libri di testo, poi che li avevo ordinati ma non arrivavano, poi che arrivavano ma io venivo sgridata dal prof per la decisione ribelle di non metterci la copertina (la mia manualità è pari a quella di un pesce rosso e il servizio che lo fa al posto tuo costa un botto, e poi cosa c’è di male in dei libri nudi e stropicciati, che tra l’altro rappresentano un bel risparmio globale sulla plastica? Un libro vissuto è un libro felice, un libro con le orecchie è un libro che ascolta, un libro sottolineato è un libro che rivela l’essenziale).
Ma la verità è che io con questo cambio di scuola mi sento persa perché ho perso la mia mamma del cuore, quella che rendendosi conto della mia inadeguatezza alla vita scolastica mi aveva adottato con affetto e tolleranza, ricordandomi robe del tipo: domani ricordati che i bambini devono portare a scuola il flauto.
E io: ancora il piffero????
E lei: flauto, si dice flauto (risata).
E io: ma siamo nel 2049 santocielo, com’è che ancora non insegnano ai bambini la lingua degli extraterresti e son ancora lì a insegnargli la sigla della Barilla col piffero?
Lei: Eh lo so, che ti devo dire…
Io: Cioè, in classe ci saranno quindici terresti, due terrappiattisti, tre venusiani, quattro vegani – tra cui cattolici, musulmani, buddisti, pastafariani, atei e un cinico agnostico (mio figlio) – e la scuola che fa? A ‘sti ragazzi invece di insegnare come si deve le lingue, di avere un respiro più ampio, intergalattico, è ancora lì a propinare il piffero!
Lei: Flauto.
Io: Vabbè.
Lei: Domani ricordati.
Io: Sì.
Lei: Ci son da dare anche tre euro e cinquanta per la stampa della foto di classe.
Io: La foto stampata??? Senti…
Lei: Dimmi.
Io: Ti voglio bene.
Lei: Lo so.
E insomma, come me la caverò adesso che i nostri due figli andranno a scuole diverse e io la perderò? Ora che dovrò imparare a camminare sulle mie gambe, ad andare per il mondo della scuola da sola, a diventare grande?
Proprio vero il detto che gira tra i ragazzini: mamme piccole problemi piccoli, mamme grandi problemi grandi.

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