Da quando mi hanno svelato che su Messenger ci si può auto-smessaggiare, ho cominciato pure io ad adottare questo sistema per inviarmi appunti e promemoria.
E da lì qualche timido buongiorno e poi, via via che prendevo confidenza con me stessa, fiori, cuoricini scintillanti, gatti con gli occhioni e, ammetto, qualche “sei bellissima” come incoraggiamento nei giorni pre ciclo.
Inizialmente la mia autostima era alle stelle, poi però mi son lasciata pigliare un po’ la mano autoinviandomi catenacci di sant’antonio, reboanti gif da attacco epilettico, e il link al mio blog accompagnato dal messaggio “Ciaooooo! Ti devo chiedere un favore enorme, tu che hai tanti amici aiutami a farlo conoscere! Invia a altri 666. Grazie!!!”
Insomma, stavo diventando molesta.
Un giorno in cui avevo davvero esagerato, essendomi mandata una foto delle mie mutande, ero pronta a costituirmi alla Postale sbraitando contro nessuno come Polifemo.
Ma dopo una serie di improperi tipo “Vai a farti fottere!”, a cui mi rispondevo come a Glenn Close in Attrazione fatale “A casa mia o a casa tua?”, “È la stessa, idiota!”, è finita che nonostante tutto non me la sono sentita di rompere con me stessa, e mi son stretta la mano destra con quella sinistra in segno di autopace.
Pace dettata anche un po’ dalla paura di rimanere sola, lo ammetto, ma detto tra noi e noi, chi non ne ha. È dura affrontare la vita di tutti i giorni senza la parte più cretina di noi stessi.