Cantiamo, mamma mia, che voglia, che bisogno di cantare.
Ma arrivo tardi su tutto, io, e pure su Sanremo, arrivo tardi sulle cose belle e anche su quelle meno.
Noi che arriviamo tardi su tutto siam gente che se si incontra, si riconosce. Si annusa, capisce, colpisce.
Siam gente malata di nostalgia oppure è la nostalgia malata di noi, e ci viene a cercare anche solo per vederci o parlare, perché la conversazione, noi, noi la sappiamo fare.
La conversazione è fatta di conservazione. Conta ciò che si tiene, trattiene, conta il non detto. Ma anche il detto. Il, nonostante tutto, detto.
Ci sono state volte che pur di dire una battuta riuscita, nella sceneggiatura della mia vita, ho mandato a puttane rapporti e storie e relazioni e fatto figure di merda colossali. Vuoti siderali.
Il mio regno per una battuta. Prendetevelo, tutto. Prendetevi la casa, il nido, la pelle.
Prendetevi le squame, le ali, le stelle.
Prendetevi le frattaglie, le ossa, le stalle.
Prendetevi la polvere, il tappeto, la scopa.
Prendetevi la dignità, l’orgoglio, la serenità.
Prendetevi l’anima, esanime, a votazione unanime.
Colpevole. Colpevole. Colpevole. Tagliatele la testa!
E poi cosa resta?
La libertà.
Ciao Odette
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Ciao Filippo
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ah ecco mi avevi anche risposto, un piacere essere qui, come scrivevo un’esperienza per me nuova, scusa sono un pò imbranato, ordinato libro con DEDICA !!!!
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Ciao, Filippo!
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Ciao, Odette!
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