3. La sala dell’inattesa

Tutta la vita arriva inattesa.
Viene alle spalle, all’improvviso, ti tira i capelli, ti copre il viso.
“Chi è?”
“Indovina!”
“…”
“Sono la vita, cretina!”
Come un treno a vapore appanna i vetri, gli schermi, gli occhiali della gente. E così di ritardi, cancellazioni e partenze, in anticipo non sappiamo un bel niente.
Ma la vita arriva comunque.
E se sei teso, con la paura del dunque, arriva lo stesso. Ti prende alla schiena, sul più brutto o sul più bello, e a volte ha la grazia, altre il coltello.
Posi il bagaglio a terra e provi a indovinarla tra le linee della mano, ma se apri il pugno, svanisce. Mentre ride, da lontano, il Prestigiatore.
La nostra risata, quella che segue, è l’eco della sua, per questo ridere fa così male e così bene, insieme.
Tutta la vita arriva per scherzo, è un gioco da ragazzi, nascere è umano, rinascere diabolico, vano.
Rialzarsi per cadere di nuovo, ma rialzarsi sempre, come cerbiatti venuti al mondo, prima le zampe di dietro, poi le mani avanti, incerti, tremolanti. Ché vivere è danzare, muovere il culo sulla sedia d’una sala d’aspetto, quando parte certa musica che anche se troppo tardi, anche se verso il disastro, devi ballare.
Con sottopassaggi e sotterfugi chi credi d’ingannare?
Tutta la vita arriva in attesa
che giunga la vita
prima di sera.

(La sala dell’inattesa è il terzo dei sette minicosmi a cui do la caccia dietro l’angolo, ché andar lontano non si può)

Minicosmi

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