Raggiungo il cortile dei ricordi.
Sta lassù, vicino al panificio, in testa alla collinetta, a metà tra la pianura e il cielo, e subito mi spunta in cima alla memoria il “Dormono, dormono sulla collina” dell’Antologia di Spoon River.
Quell’Uno trapassato in una febbre, quell’altro Uno arso in miniera, Uno ucciso in rissa, Uno morto in prigione, Uno caduto da un ponte e tutti, tutti che dormono sulla collina, e si uniscono nella mia memoria agli altri Uno viventi nella poesia di Pierluigi Cappello.
Quell’Uno in piedi che conta gli spiccioli, Uno che impugna la motosega, Uno che rompe l’aria con il grido, Uno che manda via i bambini e le cornacchie, Uno pieno di muscoli e macchie.
E poi, ancora, tutte insieme, quell’Una che morì di parto illecito, Una di amore contrastato, Una sotto le mani di un bruto, Una di orgoglio spezzato.
E quell’Una che sarchia la terra, Una che scrive su un involto da salumiere, Una che dà un calcio a un gatto, Una coprendosi un occhio, e tutte corrono sulla collina.
E poi, più su nei pensieri, altri Uno e Una si affollano al ritmo di Leonard Cohen. Chi di fuoco, Chi di acqua, Chi sotto il sole splendente, Chi durante la notte, Chi sotto il supremo giudizio divino, Chi per sentenza popolare, Chi nel dolce mese di maggio. E tutti danzano sulla collina.
Ma quando, varcato il grande cancello, mi addentro nel profondo del cortile, e sconfino, e nessun cane a farmi da guida, nessun gatto, l’affanno tutto umano di contare qualcosa mi dà pace.
Non contano più le batoste date e quelle prese, errori, invidie, rabbie, pentimenti, i colpi al cerchio e quelli alla botte, i baci, le lettere, il testamento, i pugni sotto il mento. Ogni cosa scivola, scivola dalla collina.
I numeri si sommano e sono l’infinito, Uno Una Due Tre Quattro, infinito, passa un gatto.
Eccoti, finalmente, dov’eri che quasi mi dissolvevo?
Il gatto mi guarda, muto, cammina fra le tombe, va da Una all’Altra, le unisce come i puntini nella Settimana Enigmistica.
Non riesco a capire il disegno che va tracciando, la figura che ne esce.
O forse, gatto, è un quadro astratto?
Il felino non mi si fila già più, mi dà la coda e scompare, caldo e morbido, dietro una pietra bianca.
L’Enigma, tutto là.
(Il cortile dei ricordi – con impastati La collina, Parole Povere e Who by fire – è il quinto dei sette minicosmi dietro l’angolo, ché andar lontano non si può)
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