A un certo punto mi si blocca la lavatrice. Cosa è cosa non è, chiamo in soccorso Pa’ (artigiano in pensione, mentre Ba’ è poliziotto in pensione, giusto per non fare confusione), lui arriva, smonta il filtro e tadaaaaaan! Cosa non è uscito da quello scarico!
Monete, forcine, ferretti del reggiseno, bottoni, cerniere lampo, uova di lompo, pesci palla, piccoli abitanti dei tubi, licheni, muffe, penicillina, Alexander Fleming, mozziconi di matita, calzini da neonato, brandelli di fazzoletti e altri oggetti natanti non identificati.
Abbiamo recuperato le monete, sentendoci molto Renton in Trainspotting quando si immerge nel wc per recuperare la droga, non tanto per le monete in sé ma per l’idea che snobbare il denaro ci avrebbe portato sfiga. Poi abbiamo provato a riavviare la lavatrice, mentre l’inquietante montagnetta di refurtiva ci guardava dal basso in alto perché la merda era lei, e abbiamo trattenuto il fiato. La macchina è ripartita e noi abbiamo esultato.
“Ah, me toca tignirme da conto”, ha detto Pa’, “che se non ghe son mi qua…”
Io ho annuito con convinzione e gratitudine.
Tieniti da conto sì, vecchio mio, che io e il mondo abbiamo un casino di bisogno di quelli come te.
Qui sotto una vecchia foto, uscita dal tubo, di noi qualche anno fa.
