mio figlio, anni 13 ben portati, smilzo, muso da topo (no, non è vero, ma glielo dico sempre, ci fa ridere, comunque un po’ da topino è dài), ginocchia sempresbucciate come un sempreverde, appassionato di cani e del suo cellulare, deflagratore d’abiti sul pavimento della camera, amante del sushi e della pizza salsicciapatate, mio figlio, dicevo, la mattina mi prepara il caffè e io sono contenta anche se poi sembra che qualcuno abbia cucinato trippa e brasato per un reggimento di ussari.
ma come minchia fai, amore mio, a sporcare così mettendo su una moka?
comunque, dicevo, mio figlio mi prepara il caffè e io dico bravo che sei carino con la tua vecchia madre e lui dice sì, e questo è il nostro momento d’affetto anche se, nel pieno della nostra adolescenza, poi ci mandiamo affanculo spesso.
però stamattina il caffè era quasi finito e così ha raschiato il fondo del mai capito se si dice barile o badile, del barattolo to’, e ne è uscito un caffè che sembra l’acqua sporca dei piatti degli ussari.
eppure in fondo non è male, penso sorseggiando la brodaglia in veranda e vestaglia.
perfino se lo diluisci, l’amore, quando è vero, tipo adesso, ha un gusto inconfondibile lo stesso.