Stamattina ho fatto colazione come tutti: pucciando nel latte il panettone avanzato, ho gridato che c’era uno scarafaggio morto nella mia tazza e poi mi sono accorta che era un’uvetta.
Mi sono vestita con la stessa cura di chi si prepara per andare a buttare la spazzatura e sono uscita di casa con le righe del cuscino ancora stampate in faccia (massì, lasciatemi tutte le mie righe, ci ho messo una intera notte a farmele venire).
Ho portato a scuola mio figlio che, ho realizzato solo a quel punto, indossava degli strani pantaloni della tuta: con gli orsetti che dormono e le stelle. Mah.
Ad ogni modo non mi sono fatta troppe domande, l’ho salutato e sono corsa a lavoro dove in compenso mi hanno fatto i complimenti per il mio sfizioso paio di leggings a tre quarti, in realtà i soliti pantaloni con le pence. Ho annuito con dignità, sentendomi una credibile Hulk dopo la trasformazione natalizia, quella che fa scoppiare i vestiti e le coronarie.
Ho aperto la posta elettronica e ho trovato più che altro spam, risposte automatiche “sono fuori servizio” e qualche simpaticone che mi ha scritto “se la befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, cazzo ci fai stamattina in ufficio?”.
Sono tornata a casa e ho trovato il presepe invaso dagli alieni: minion, astronavi di Star wars, un triceratopo e uno stegosauro che riscaldavano con fiato primordiale un rassegnato bambin Gesù.
Il colpo di grazia me l’ha dato l’albero di Natale ricordandomi lo smontamento di palle che mi aspetta.
Perché oggi è The day after, il primo giorno lavorativo dopo l’epifania che ogni festa ha portato via.
Non so cosa dirvi per tirarvi su il morale, amici, anche perché i prossimi festeggiamenti riguardano il carnevale che è una festa che fa cagare tutti i maggiori di dodici anni. E anche i bambini obbligati a travestirsi da Zorro e le bambine costrette a vestire i panni da spagnola con finto neo annesso (io ero una di queste, solo che il mio neo era vero e mia madre trovava la cosa divertentissima).
Non ci resta che stare vicini e organizzare subito un’altra cena con gli avanzi. Gli avanzi sono le cose migliori, hanno il sapore vero delle cose che restano, come gli amici. E quel bellissimo soprammobile a decoro arabesco che ci ha regalato la suocera.
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