La macchina del capo ha un buco nel senno,
lo aggiusto col Cevingùm.
Ho polvere negli occhi, graffi sulle mani,
li rattoppo col Vinavìl.
La bruma del capo fa buchi nella memoria,
li riempio con gli Oplà.
Il mio corpo rammendato, le braccia tirate, la infanzia incollata.
Le parti di me.
Le brame del corpo fan buchi neri nel cuore,
amore viene e Viavà.
Ho veleno dentro le vene, e febbri sulle labbra,
ma le scrosto col Viakàl.
La macchina celeste ha buchi nell’ozono,
radioattivi e Chissà.
Il mio corpo ricucito, le braccia striate, la mia storia incollata.
Le parti di me. E te.
Mi piace assai e se leggo circuiti di singolare fantasia e vitalità sono certo di non sbagliare: questa è l’unicità.
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Questa cosa che dici è molto bella. Grazie davvero.
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