– Non sei tu, sono io.
– Ecco, la vecchia scusa.
– No. Dico sul serio.
– Già.
– È da me che voglio separarmi.
– Da te…
– Da me.
– E come farai?
– Lascerò il cervello, per prima cosa.
– Il cervello?
– Sì, deporrò tutti i pensieri, i ragionamenti, le ipotesi, le conclusioni.
– Ah…
– Subito dopo mi separeró dal cuore, condannato all’ergastolo nella gabbia toracica.
– Te ne libererai?
– È mia intenzione, sì.
– E poi?
– Poi abbandonerò il mio braccio destro, non gli presterò più il fianco.
E lo stesso farò col sinistro.
Manderò all’aria le mani, con tutta la compagnia bella di nocche, falangi, falangine e falangette.
– E dove pensi di andare così?
– Non lo so, lascerò le gambe a piede libero, continueranno per la loro strada.
– Ti volterai indietro?
– Volterò la faccia alla fronte e alla nuca, colpevoli del doppio gioco dello struggimento.
– Sono soltanto giochi di parole.
– Per questo mi separerò anche dalla bocca, a cui non ho più niente da dire.
– Restano gli occhi…
– Sì, per ultimi gli occhi, da cui smetterò di guardarmi.
– E non ti mancherai?
– All’inizio, certo.
Ma nel separarmi da me, vivrò con me per il bene della vita.
#dialoghidilietofine
Lieto fine? Oppure il lasciarsi è simmetrico all’addentrarsi, all’essere assieme tutto e parte. Immergersi e guardare il buio. Oppure alzare gli occhi e vedersi, come tu fai, nell’azzurro volare mentre libero il corpo si separa e muove felice per suo conto. Si, è un lieto fine.
"Mi piace"Piace a 1 persona
speriamo Willy
❤️
"Mi piace"Piace a 1 persona